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QUATTRORUOTE perde abbonati... | La visione di Gian Luca Pellegrini (Direttorissimo)
Pubblicato il
27/07/2025

QUATTRORUOTE perde abbonati... | La visione di Gian Luca Pellegrini (Direttorissimo)

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Da Linkedin: https://www.linkedin.com/posts/gian-luca-pellegrini-92204123_negli-ultimi-giorni-altri-tre-lettori-activity-7353842218270343168-CHBU?utm_source=share&utm_medium=member_ios&rcm=ACoAAAUpe2cBkO0IbclZFkTP_uGn65r0uYpGqBI Negli ultimi giorni, altri tre lettori – solo gli ultimi di una lunga sequenza – ci hanno comunicato che non rinnoveranno l’abbonamento. Il motivo è sempre lo stesso: l’eccessiva attenzione riservata, a loro dire, ai veicoli elettrici. Non si tratta di un disaccordo argomentato: non si contesta ciò che viene detto, ma il fatto stesso che se ne parli. Non è il dissenso, di per sé, a inquietare, ma il tipo di relazione che esso sottintende: il giornale è ritenuto credibile solo se riflette, senza attrito, l’orizzonte cognitivo e affettivo di chi legge. L’informazione cessa di essere un dispositivo critico e si riduce a funzione identitaria: ci si abbona non per allargare la propria zona di senso, ma per trovarvi conferma. È il prodotto di una mutazione lunga, che affonda le radici nel paradigma cognitivo dei social network. Anche i media tradizionali, una volta assorbiti da questa logica, cessano di essere strumenti di lettura del reale e si trasformano in interfacce identitarie. Il giornalismo, privato della sua funzione esplorativa, assume un tono confessionale: ogni contenuto viene valutato non in base alla sua pertinenza argomentativa, ma alla sua compatibilità ideologica. In questo scenario, la transizione ecologica ha operato da catalizzatore. Presentata come inevitabile e promossa come moralmente superiore, si è offerta come terreno perfetto per una nuova polarizzazione. La possibilità stessa di raccontarla viene vissuta dai lettori tradizionalisti come un atto di insubordinazione, perché non si è più in grado di distinguere tra racconto e schieramento. Il giornalismo tecnico, per sua natura estraneo alla semplificazione, si trova così stretto in una tenaglia crudele: • se asseconda il pregiudizio, tradisce la propria funzione; • se resta fedele al metodo, rischia di perdere il lettore. È questo il nodo. Non gli insufficienti ricavi del digitale, non il declino dell’edicola, non la concorrenza effimera di influencer un tanto al chilo il cui unico capitale è la provocazione. La minaccia più radicale alla sopravvivenza del giornalismo credibile è l’erosione silenziosa dell’idea che si possa raccontare senza aderire. La struttura reticolare del senso – ciò che un tempo costituiva la grammatica del giornalismo – si dissolve in un’esigenza lineare: per rimanere rilevanti bisogna scrivere ciò che il lettore è disposto ad accettare. Chi decide di terminare la sua strada con Quattroruote esercita un diritto legittimo. Ma se dietro tale diritto si cela l’aspettativa di un riallineamento, di una correzione, di una forma di compiacenza, allora occorre opporre un confine. Sapendo che il rifiuto dello schieramento comporta probabilmente l’accettazione del margine. E forse sarà proprio questa la fine del giornalismo per come l’abbiamo conosciuto: non la sua soppressione, ma la sua trasformazione in uno strumento di appartenenza, incapace di distinguere ciò che informa da ciò che rassicura. Gian Luca Pellegrini, Direttore di Quattroruote